Ghinazzi Enzo (Pupo) - 2012 - La confessione by Ghinazzi Enzo (Pupo)

Ghinazzi Enzo (Pupo) - 2012 - La confessione by Ghinazzi Enzo (Pupo)

autore:Ghinazzi Enzo (Pupo) [Ghinazzi Enzo (Pupo)]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Mystery & Detective, General, Fiction
ISBN: 9788858623831
Google: ItT05n_MiW4C
Amazon: B0076WTDY4
editore: Rizzoli
pubblicato: 2012-02-07T23:00:00+00:00


Il giorno dopo, con qualche minuto di ritardo sull’orario concordato, Fabrizio Annigoni si presentò al commissariato di Sanremo.

Chiese di essere ricevuto al più presto perché aveva tutta una serie di impegni per la giornata, quindi non avrebbe potuto prolungare la discussione troppo a lungo.

Sotto il volto tirato di un uomo che non riesce a dormire da un po’ di giorni, si nascondeva molto a stento un mix terribile di ansia e tensione.

Quando si ritrovò davanti all’ufficio del commissario, Annigoni cominciò a martoriarsi le dita in modo isterico: cercava di schioccarle ma, evidentemente, l’aveva già fatto poco prima, quindi le nocche strozzate non producevano alcun rumore. In compenso dovevano cominciare a far male, data l’espressione di patimento che gli fece capolino sul volto.

Appena glielo annunciarono, Borrani spense la sigaretta e cominciò a interrogarlo senza presentarsi né degnarlo di uno sguardo. Si stava giocando tutto in quel momento, non poteva lasciarselo scappare. Si limitò a elencargli come una macchinetta i diritti di legge di cui poteva avvalersi e gli accennò alla possibilità di convocare un avvocato, qualora l’avesse voluto. Fabrizio ne prese atto restando in silenzio, lo sguardo bassissimo praticamente rivolto verso i propri piedi, le mani che continuavano ininterrottamente a infliggersi sofferenze.

Prima di cominciare a rispondere alle domande, tuttavia, chiese un bicchiere d’acqua. Evidentemente la stanchezza si era già trasformata in arsura. Come un disperso nel deserto, lo mandò giù in un solo sorso sotto lo sguardo insofferente del commissario, che infine ruppe gli indugi: «Dunque lei è stato un amico di infanzia del signor Bertini».

Neanche in quel momento alzò lo sguardo, ma si soffermò per alcuni secondi su un centinaio di fogli che dovevano riguardare un’altra indagine. Chissà se risolta o meno.

«Certo, praticamente siamo cresciuti insieme» confermò Annigoni. «Per un periodo abbiamo anche collaborato.»

«Finché lui non le ha portato via sua moglie.»

Un vero gentiluomo, Borrani.

«Quando si sono messi insieme, io e Florence eravamo già in procinto di separarci» sibilò Fabrizio stizzito. Si sarebbe volentieri alzato per spaccargli la faccia, un ottimo bersaglio per sfogare le sue nocche.

«Per favore, non mi racconti che comunque, anche dopo, il vostro rapporto è stato tutto rose e fiori.»

«Lei come si sentirebbe se le avessero portato via la donna che amava, commissario?»

Ecco, se Fabrizio voleva un nemico, si era appena trovato il peggiore.

Borrani trattenne un rigurgito di rabbia che salì dallo stomaco, si sforzò di mantenere il controllo. Ne andava della sua carriera, non voleva correre rischi. Ma ancora una parola fuori posto e sarebbero volate le mani.

«D’accordo, Annigoni. Allora diamo per scontato che tra lei e la vittima i rapporti siano degenerati. Insulti, parole pesanti, magari pure qualche minaccia. Sarebbe normale. Come giovedì nei camerini dell’Ariston, dico bene?»

«Sì, dice bene. E allora? Che idea si è fatto?»

«Il mio mestiere non è pensare» incalzò Borrani, «io mi occupo di cose concrete. Questo lavoro è scientifico, la fantasia la lascio ai pittori. Giovedì scorso, lei e Chico eravate dietro le quinte del Festival e stavate litigando di brutto. E questo è un fatto.»

«Vede, commissario, nella vita ho preso grandi sberle e subìto una serie infinita di umiliazioni.



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